archetype

È opportuno riservare il nome di archetipo all’oggetto ricostruito, cioè l’antenato comune all’intera tradizione, in quanto distinto dall’originale perché già corrotto: la sua consistenza va sempre dimostrata. Il Timpanaro ha dimostrato che il nome archetypus col semplice valore di capostipite si trova già in Erasmo, dalla 2° edizione degli Adagia (1538); mentre di codex archetypus in accezione lachmanniana discorrono già alcuni contemporanei del Lachmann, in particolare il classicista danese Johan Nicolai Madvig; il Lachmann, nel suo commento a Lucrezio (1850), rivendica la definizione come sua «id exemplar ceterorum archetypon (ita appellare soleo)».

(Contini 1986, 21)

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