textual transmission

Quella di opere latina e greche è in genere una tradizione libraria poco folta nel settore fra archetipo e copie umanistiche, che è il settore decisivo per le nostre ricostruzioni critiche; è una tradizione di ambienti limitati, di professionisti (copisti o a volte studiosi) tendenzialmente rispettosi del testo tràdito: una tradizione che chiamerei q u i e s c e n t e. Le tradizioni di testi romanzi sono già a prima vista assai diverse per la minima distanza che intercorre fra autografo ed archetipo (se pur questo esiste) e per quella assai ridotta fra questo ed i testimoni conservati; ma ancor più rilevante è che esse non sono interamente condizionate da scriptoria professionali e quasi sempre sono anteriori all’affermazione di una vulgata, che è fenomeno lento e tardivo; anche prescindendo dalla problematica suscitata dagli interventi dell’autore, la posizione del copista rispetto al testo è infine assai meno rispettosa: un tipo di tradizione che chiamerei a t t i v a . L’elemento determinante pare l’atteggiamento dello scriba rispetto al testo: nella tradizione quiescente il copista si sente in qualche modo estraneo al testo su cui lavora e ne ha rispetto; sbaglia, magari azzarda congetture, ma sempre al fine di un restauro conservativo. Nella tradizione attiva, invece, il copista ricrea il suo testo considerandolo attuale ed ‘aperto’, sicché - oltre a cadere nelle corruttele cui nessuno sfugge - opera interventi di un tipo alquanto diverso da quello consueto nella tradizione quiescente: soprattutto innovazione che a suo parere incrementano il testo, ad es. rendendolo più piano o più ‘contemporaneo’, che quindi non obbediscono ad intenti di restauro.

(Varvaro 1970, 86-87)

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