nel caso del Giorno di Parini, Isella introduce la distinzione tra apparati genetico ed evolutivo in calce allo stesso manoscritto, l’uno a raccogliere l’elaborazione genetica precedente al testo di base (pur a sua volta provvisorio, ma giunto a uno stato stabile di definizione), l’altro ad attestare quelle varianti che muovono verso un suo superamento, ma senza cristallizzarsi in una revisione compiuta e coerente, e testimoni dunque di una fase di ricerca radicalmente diversa da quella rappresentata dal successivo stato redazionale.
[Il filologo] Potrà cioè decidere di trascrivere la lezione base, ovvero la prima stesura del testo, e rappresentare in apparato le varianti poste successivamente, dalla prima all’ultima (apparato evolutivo) o, invece, mettere a testo l’ultima lezione ricostruibile dal manoscritto e rappresentare in apparato le correzioni attraverso le quali si è giunti al testo finale, dall’ultima alla prima (apparato genetico).
L’apparato evolutivo registra invece le varianti successive allo stadio che abbiamo deciso di riprodurre a testo, ossia quelle che appartengono non a una fase di genesi di ciò che deve ancora diventare testo, ma all’evoluzione di ciò che testo lo è già. Anche l’apparato evolutivo non è una riproduzione fedele dello stato del manoscritto, ma l’interpretazione del filologo dell’evoluzione del testo, dalla fase documentata a testo all’ultima lezione ricavabile dal manoscritto stesso.