nel caso del Giorno di Parini, Isella introduce la distinzione tra apparati genetico ed evolutivo in calce allo stesso manoscritto, l’uno a raccogliere l’elaborazione genetica precedente al testo di base (pur a sua volta provvisorio, ma giunto a uno stato stabile di definizione), l’altro ad attestare quelle varianti che muovono verso un suo superamento, ma senza cristallizzarsi in una revisione compiuta e coerente, e testimoni dunque di una fase di ricerca radicalmente diversa da quella rappresentata dal successivo stato redazionale.
[Il filologo] Potrà cioè decidere di trascrivere la lezione base, ovvero la prima stesura del testo, e rappresentare in apparato le varianti poste successivamente, dalla prima all’ultima (apparato evolutivo) o, invece, mettere a testo l’ultima lezione ricostruibile dal manoscritto e rappresentare in apparato le correzioni attraverso le quali si è giunti al testo finale, dall’ultima alla prima (apparato genetico).
L’apparato genetico è una rappresentazione grafica delle correzioni che si sono depositate successivamente su un testo manoscritto (o su una stampa con correzioni manoscritte, o ancora, nel caso di test novecenteschi, su un testo dattiloscritto con correzioni manoscritte); un sistema, cioè, che dia conto in modo sintetico e standardizzato della genesi del testo, dalla sua prima stesura fino a quella che riteniamo possa rappresentare l’ultima sua forma compiuta e che decidiamo di riprodurre a testo. Ogni apparato genetico – come si è detto – non è una fotografia del testo, ma un’ipotesi dello studioso sui modi e sui tempi della sua elaborazione.