Si giunge a quella che qualcuno ha chiamato, traendo il termine dall’ottica, ‘diffrazione’, e di cui si può tracciare sommariamente la tipologia. La lezione originaria è surrogata (irregolarmente rispetto allo stemma) da varie lezioni per sé indifferenti, pur restando in parte della tradizione (diffrazione in presenza). Tuttavia la lezione originaria, assente (qui comincia la diffrazione in assenza), può essere stata surrogata variamente con lezioni in parte palesemente erronee.
Lei sa che cos’è che io chiamo “diffrazione”? È questo: che un testo attestato da più manoscritti, nello stesso luogo presenta variazioni assai singolari, non dà la stessa lezione, anche si tratta di manoscritti eventualmente apparentati. La risposta semplice è che lì c’era una parola difficile, più difficile, difficilior, che è stata sostituita: si tratta di ricostruirla.
Talvolta infine nessuna delle varianti attestate presenta requisiti per essere preferita ed accolta nel testo critico; allora conviene tentare di elaborare una lectio difficilior congetturale, tale cioè che spieghi, con la sua difficoltà, quella proliferazione di banalizzazioni ed errori che Contini ha chiamato diffrazione.